CITTA' DEL VATICANO - Un rapporto dell'Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma (SIPRI) mostra che nel 2023 i profitti del commercio di armi aumenteranno del 4,2% rispetto all'anno precedente, a causa delle guerre in Ucraina e a Gaza e dell'acuirsi delle tensioni globali, con le aziende con sede in Russia e in Medio Oriente a guidare l'aumento.
Lisa Zengarini, Città del Vaticano
Secondo un nuovo rapporto dell'Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma (SIPRI), i ricavi dell'industria mondiale delle armi raggiungeranno i 632 miliardi di dollari nel 2023, con un aumento del 4,2% rispetto al 2022.
Questo aumento riflette l'impatto dei conflitti in corso, come le guerre in Ucraina e a Gaza, le crescenti tensioni in Asia orientale e i programmi di armamento in altri Paesi. Secondo gli esperti dell'Istituto svedese, questa tendenza è destinata a continuare nel 2024 con il persistere di conflitti e tensioni geopolitiche.
Stati Uniti d'America
I dati mostrano che gli Stati Uniti hanno mantenuto il loro dominio nel settore delle armi nel 2023, con le 41 aziende della top 100 del SIPRI che rappresentano 317 miliardi di dollari, ovvero il 50% delle entrate globali di armi, con un aumento del 2,5% rispetto all'anno precedente.
Cina
In Cina, il secondo produttore di armi al mondo, le vendite delle nove principali aziende produttrici sono aumentate solo dello 0,7% "in un contesto di rallentamento dell'economia", ma i loro ricavi hanno comunque raggiunto i 103 miliardi. Le aziende cinesi si stanno concentrando sull'aggiornamento delle forze armate del Paese con sistemi avanzati, fondamentali per le sue ambizioni strategiche nel Mar Cinese Meridionale, a Taiwan e lungo il confine con l'India.
Paesi NATO
Il rapporto evidenzia come le tensioni geopolitiche aumentino i ricavi globali delle armi. In Europa, i Paesi della NATO hanno aumentato la spesa militare in risposta all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, con conseguente aumento delle vendite da parte delle aziende di armamenti di vari Paesi.
Russia
I dati relativi alla Russia, pur non essendo completi, danno un chiaro segnale di un'economia sempre più orientata alla guerra. Secondo il rapporto, le vendite dei due gruppi russi in classifica sono aumentate del 40%, soprattutto grazie all'incremento del 49% delle vendite del conglomerato statale Rostec.
Paesi del Medio Oriente
Anche la guerra in Ucraina e i primi mesi dell'offensiva israeliana a Gaza dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre hanno favorito i produttori del Medio Oriente, che hanno registrato un aumento medio delle vendite del 18%.
I primi tre produttori israeliani hanno registrato un fatturato di 13,6 miliardi di dollari, in crescita del 15% rispetto al 2022, mentre tre gruppi con sede in Turchia, come il produttore di droni Baykar, hanno visto un aumento delle vendite del 24%, favorito dagli investimenti dell'Ucraina e della Turchia nella propria difesa.
Asia
In Asia, anche le preoccupazioni per la sicurezza di Taiwan e il conflitto di confine tra India e Cina hanno portato a un aumento degli investimenti nella difesa.
La tendenza all'armamento è stata particolarmente evidente nella crescita delle vendite dei quattro produttori sudcoreani, le cui vendite sono aumentate in media del 39%, e delle cinque aziende giapponesi, che hanno registrato un aumento medio del 35%.
I ripetuti appelli del Papa al disarmo
Papa Francesco, nei suoi instancabili appelli per la pace, denuncia spesso l'industria delle armi e i suoi "strumenti di morte" che alimentano le guerre, e sostiene che la fame nel mondo potrebbe essere eliminata se i fondi per la produzione di armi fossero dirottati direttamente verso la lotta alla povertà e lo sviluppo, la salute e l'istruzione.
Lo ha ribadito nel suo recente messaggio al G-20 di Rio de Janeiro, in Brasile, in cui ha denunciato le spese per le armi, l'avidità e le disuguaglianze che causano fame e povertà.
vaticannews.va / gnews.cz-jav_07